Danny "Sweet touch" Caputo è un sassofonista napoletano amante del jazz in attesa di esibirsi all'Half Note di New York, in un importante concerto. Da questa esibizione si aspetta di essere consacrarlo come uno dei nuovi talenti del genere su scala mondiale.
Nell'ora che precede l'inizio del concerto, mentre si scalda suonando il sax, una semplice domanda posta al musicista da un conoscente: "La tua ragazza è tra il pubblico?", mostra come la percezione della realizzazione personale di un uomo che sembra essere ad un passo dall'ottenere il successo tanto sognato, possa essere in qualche modo incompleta.
La sua mente inizia a vagare verso luoghi lontani, ripercorrendo la propria vita, le città dove ha vissuto e le donne che ha amato, per quasi tutta la durata del film, fino all'inizio del concerto.
Assolo, coraggioso film d'esordio dello scrittore e regista Massimo Piccolo al cinema dal 5 giugno. Un impianto teatrale, un lavoro lowbudget che racconta una piccola storia. Dal primo momento sullo schermo Danny Caputo - Antonio De Matteo, sembra un collezionista di donne: oggetti trofei consolazioni al dolore? Un giovane sassofonista al suo esordio in un famoso locale di NY. I suoi demoni che tornano a fargli visita a 50 minuti dal debutto, un tempo continuo infinito e finito allo stesso tempo che noi seguiamo sul monitor come un costante timer. Il motivo che muove l'intero film sembrerebbe essere legato agli amori di Danny, ma se in parte è così, in realtà il discorso è più completo e l'intreccio complesso. Il musicista cerca la sua storia, la trama perfetta della sua arte, quell'esercizio infinito, continuato sullo strumento che riporta in ogni cosa della sua vita. Le donne, il suo rapporto con le donne, è il suo limite, la finitezza che lo sconvolge e lo disorienta, l'imperfezione che tenta di superare. Ma non è una questione di genere, è piuttosto un percorso personale attraverso le emozione che lo hanno costruito. È un discorso tanto lontano dalla questione "maschi contro femmine" da avere in Miriam la violoncellista il suo altre ego. È lei il personaggio accennato eppure fondamentale, la chiave di lettura segreta per decodificare il film. Con un cinismo autoreferenziale lei lo ridurrà a puro intrattenimento. Chi studia musica classica dedica la sua intera esistenza allo strumento, allo spartito, il suo tempo è prezioso quanto quello della musica e non può avere distrazioni. È lei la sola occupazione possibile. Il retropalco diventa l'istantanea di un mondo, quello dei musicisti, degli artisti in genere, fatto di tempi e regole e mondi in parte diversi da quelli comuni. Una complicità fatta di legami temporanei eppure fondamentali nel momento in cui si creano, fatto di intrattenimento valvole di sfogo e una grande dedizione, seppure duri il tempo di una tournée. Un disorientamento comprensibile per chi conosce poco l'ambiente. Il film ha bisogno di grande empatia, i tormenti di Danny sono i tormenti degli amanti, qualunque sia l'oggetto.